Massimino Giovetti - Guida Turistica

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.: MASSIMINO GIOVETTI
 Massimino è un comune di 125 abitanti della provincia di Savona. Il comune è situato nell'Alta Valle del Tanaro ed il suo territorio comunale fa parte della Comunità Montana Alta Val Bormida. Dista dal capoluogo 59 km. Un documento del X secolo conferma che, come molti borghi della zona, Massimino rientrava nei confini della Marca Aleramica. Nel XI secolo passò sotto il dominio di Bonifacio del Vasto e successivamente ai Marchesi di Ceva. Il Marchesato del Monferrato, agli inizi del XV secolo, concesse il borgo alla nobile famiglia Del Carretto di Finale Ligure. Come molti altri paesi montani liguri, Massimino, divenne dominio del regno spagnolo fino all'acquisto del borgo da parte della Repubblica di Genova nel 1713. Seguì di conseguenza la storia della repubblica genovese, con l'invasione dell'Impero Austro-Ungarico (XVIII secolo) e del successivo controllo francese di Napoleone Bonaparte nel 1797. Sconfitto Napoleone I rientrò a far parte del Regno di Sardegna (1815) e nel Regno d'Italia (1860).
  Intorno all'origine del nome ognuno ha voluto dire la sua. Chi sostiene che il paese ha preso il nome dall'imperatore Massimo il Trace che ne sarebbe il fondatore; chi da Massimino vescovo di Nizza, oppure da S. Massimo vescovo di Torino; e chi ancora, dalla grangia di S. Massimo, posta sulle alture del paese, insediamento di Monaci Benedettini e appartenente per un certo periodo all'abbazia di S. Pietro in Varatella. Verosimilmente, quest'ultima versione è da ritenersi la più attendibile, anche se non esistono documentazioni. La prima probabile citazione di Massimino nella storia è da ricondursi all'editto di Ottone 1° emanato a Ravenna nel 967, con cui l'imperatore infeudava ad Aleramo le terre che avrebbero costituito la "marca aleramica" tra cui anche Maximino. Il castello è costruito nel XII sec., in seguito alla spartizione testamentaria del 1125 disposta da Bonifacio del Vasto (discendente di Aleramo) tra i suoi otto figli e che assegna Massimino ad Anselmo, primo marchese di Ceva. Di esso rimangono pochi ruderi delle mura che lo circondavano e che cingevano anche il borgo cresciuto ai suoi piedi. Gli anni che vanno dal 1260 al 1268 vedono il passaggio del paese nell'ambito dell'orbita carrettesca. Da questo periodo Massimino diventa ligure e ne seguirà la storia fino ai giorni nostri.
  Con atto dell'8 agosto 1276, data di nascita dei Terzieri carretteschi, il borgo viene destinato al Terziere di Finale, condividendo le vicende di questo marchesato sino al 1598 quando quest'ultimo passa in proprietà alla Spagna. Per 115 anni Massimino è, quindi, sotto la dominazione del Rè di Spagna e il suo castello viene occupato da una guarnigione spagnola a testimonianza dell'importanza strategica che gli si attribuiva, essendo posto sul confine col Ducato Sabaudo. Nel 1713 è acquistato dalla Repubblica di Genova che lo mantiene fino all'avvento napoleonico (1796). Sotto i padroni francesi, con la nascita della Repubblica Democratica Ligure, Massimino fa parte della 16° Giurisdizione delle "Arene Candide", 10° Cantone (Calizzano-Vetria - Massimino). Successivamente, quando la Repubblica Democratica Ligure viene abolita da Napoleone, il paese è inserito nel Dipartimento di Montenotte - Cantone di Ceva. Con la Restaurazione (1815), Massimino entra a far parte del Regno di Sardegna - provincia di Albenga - Mandamento di Calizzano. In seguito all'Unità d'Italia (1861), è inserito nella provincia di Genova - Circondario di Albenga - Mandamento di Calizzano, sino alla costituzione, nel 1926, della nuova provincia di Savona di cui fa attualmente parte.
  Esiste la copia di uno statuto di Massimino, redatta in latino e risalente al 1503, composta da 110 articoli così suddivisi: una trentina di carattere penale, 75 di carattere civile e di procedura civile e i rimanenti di carattere istituzionale. Massimino, terra di confine, fu teatro di banditi e contrabbandieri che dal Piemonte, dopo le loro malefatte, cercavano rifugio nel vicino marchesato di Finale e, successivamente, nella Repubblica di Genova. Ad esemplificazione di quanto appena detto, si può citare una delibera tratta dagli annali del Comune che ci descrive il ricatto subito dalla Comunità da parte di una banda di ladroni provenienti dal Piemonte: sotto la minaccia di mettere a ferro e fuoco il paese, gli abitanti dovettero pagare una considerevole somma di denaro e consegnare numerose vettovaglie per salvare le loro case e le loro vite. Questo succedeva nel 1802. Oltre al lavoro nei campi e nei boschi, gli abitanti di Massimino svolgevano anche un'altra particolare attività. Essi venivano ingaggiati con i loro muli e i loro buoi per il traino dei convogli che dovevano superare l'erta salita che portava al passo dei Giovetti e che gli equipaggi dei carri non sarebbero stati in grado di superare da soli. Infatti, la strada che portava al valico non seguiva il tracciato attuale, ma, passando ai piedi del castello e costeggiata l'antichissima cappella di Nostra Signora di Loreto ormai distrutta, s'inerpicava tra boschi di faggio e di castagno sino a sbucare nella zona dove, attualmente, si trova l'albergo Belvedere. Questa antica strada, su una carta topografica del 1762, viene denominata "Strada di Calizzano".